Fra i veicoli commerciali è senza dubbio uno dei più estremi. Fra le autovetture rappresenta una vera icona. Fra i fuoristrada, per molti, è il non plus ultra in termini di prestazioni. Per un giornalista di OmniFurgone.it un vero divertimento testarlo in un contesto davvero inusuale: la giungla urbana della Capitale.

UN MITO SU 4 RUOTE MOTRICI

Parliamo del Land Rover Defender il mitico fuoristrada dell’Ovale Verde che da un paio di anni è stato deciso di commercializzare, almeno in Italia, come autocarro. Motore 2.2 litri 90 kW (122 CV) di potenza per una coppia di oltre 360 Nm disponibile da 2.000 giri, trazione integrale permanente e differenziale centrale bloccabile, sono alcuni dei numeri che Land Rover Defender può vantare, oltre a soluzioni tecniche uniche e che ne hanno fatto, negli anni, un vero e proprio punto di riferimento nel panorama off-road mondiale.

UN CONTESTO INUSUALE

Con l’avvento dei SUV e dei crossover il fuoristrada duro e puro forse è stato sostituito nel cuore di chi a tutti i costi vuole distinguersi nella mobilità urbana preferendo alla concretezza la velocità e la maneggevolezza. Ma un grande classico come il Defender non tramonta mai ed è sulla tradizione, unita a novità in termini di sicurezza ed ecologia, che fa leva la Casa Inglese per riconfermare questo evergreen sul mercato. Per questo minitest mi sono fatto prendere dalla voglia di mettermi un po’ in mostra scegliendo l’ambiente squisitamente urbano per un giro che riuscisse a evidenziare le doti cittadine di un veicolo nato e cresciuto fuori dalla strada e i risultati sono stati sufficientemente sorprendenti.

NELLA GIUNGLA URBANA

Le doti fuoristradistiche del Defender sono cosa nota, ma come possono essere sfruttate adeguatamente anche in un contesto cittadino? La posizione di guida alta e la abbastanza eretta offrono una sensazione di dominio della strada. La coppia altissima ci permette di schizzare letteralmente ai semafori mentre, il cambio ben rapportato offre un certa elasticità nella gestione del motore, con l’unica accortezza di dover tenere sotto controllo una prima un po’ “corta” e il raggio di sterzata non ridottissimo che mi costringe a un paio di manovre in più rispetto a un city car.

MISURE DA BERLINA

Le dimensioni del Defender 90 con una lunghezza sotto i 3.900 mm non creano problemi nel traffico a questo si aggiunge anche un certo timore reverenziale da parte degli altri veicoli che stranamente mi offrono precedenze altrimenti impensabili. D’altronde il paraurti in acciaio, imbullanto direttamente al telaio a longheroni e traverse, non lascia dubbi sulla resistenza in casi di piccoli urti; penalizzando, ovviamente, la tara. I consumi non sono da utilitaria ma si contengono nei 12,5 l/100 km nel ciclo urbano che diventano 10 l/100 km nel ciclo combinato, la sesta lunga abbassa ulteriormente la media nel ciclo extraurbano con un dignitosissimo 8,6 l/100 km permettendoci anche di tenere buone medie sui tratti di tangenziale e raccordi autostradali.

UN VERO FURGONCINO

L’<>abitabilità di questo nuovissimo Model Year è nettamente migliorata. Spartana quanto si conviente a un veicolo di questo tipo, ma con l’offerta di tutto l’essenziale. Dimenticatevi chicche tecnologiche o esercizi di stile sull’infotainament, qui tutto (o quasi) è come 60 anni fa, ma estremamente funzionale. Il sedili sono avvolgenti e comodi e, nonostante sia omologato N1, il Defender 90 mantiene anche le due poltroncine posteriori modulabili in modo da offrire un vano di carico di 1.150 mm di lunghezza per una portata massima di oltre 660 kg.

DIVERTIMENTO POTENTE

Nel complesso guidare in città un Defender è molto divertente, meno stancante di quanto avrei pensato. Non è la soluzione più confortevole possibile, ma per chi non si formalizza troppo c’è la soddisfazione di stare al volante di una vera icona. Provarlo a Roma è stata una scommessa, senza nulla togliere alle sue straordinarie doti fuoristradistiche è stato interessante scoprirne anche qualche dote nascosta che permette di apprezzarlo anche in un contesto squisitamente urbano.