La transizione ecologica non passa soltanto dall'elettrificazione sopratutto per quanto riguarda i veicoli più pesanti come i camion da linea. Le recenti decisioni della UE di confermare per il 2035 lo stop alle vendite di veicoli a motore endotermico sotto le 3,5 t e quelle che prospettano per il 2040 la stessa sorte ai camion, ha accelerato la ricerca di carburanti alternativi al Diesel a impatto carbonico zero.
Per il 2026 infatti, è prevista una revisione della rad map che dovrà anche tener conto degli sviluppi delle tecnologie "pulite" aplicate ai motori a combustione interna. In questo ambito biocarburanti e carburanti sintetici giocano un ruolo importante.
Il biodiesel di Eni
Ed è anche in questo contesto che Eni ha annunciato che potenzierà la distribuzione del suo carburante biologico HVOlution prodotto con 100% di materie prime rinnovabili (ai sensi della Direttiva (UE) 2018/2001 “REDII”), ora in vendita in 50 stazioni di servizio ed entro marzo 2023, in 150 punti vendita in Italia.
HVOlution è un biocarburante che prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. Il vantaggio nell'utilizzo di questo biocarburante sopratutto per quanto riguarda il trasporto pesante sta nella possibilità di utilizzo con tutte le motorizzazioni omologate e con le stazioni di distribuzioni attuali.
Uno studio di fattibilità in questo senso era stato avviato da ENI e Iveco già qualche tempo fa e in ogni caso tutte le grandi Case costruttrici di camion hanno messo nelle loro road map verso la decarbonizzazione un "passaggio" ai biocarburanti. Una tecnologia peraltro non nuova a questo settore visto che di biodiesel se ne parlava già 10/15 anni fa.

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L'impatto zero è un obbiettivo difficile da raggiungere
Teniamo presene sempre che un motore a combustione in quanto tale e per quato efficiente e pulito emette sempre una determinata quantità di CO2 assieme ad altri gas e particelle più o meno inquinanti. L'impatto carbonico zero si determina, quindi, considerando l'intero ciclo di vita del carburante e il "conto" energetico totale: se alla fine del ciclo la quantità di CO2 dell'atmosfera è la stessa dell'inizio.
Un esempio è quello del biogas, ricavato raccogliendo e riciclando i gas biologici derivanti dalla fermentazione degli escrementi degli animali d'allevamento o degli scarti della coltivazione. In assenza di un sistema di raccolta questi gas sarebbero comunque andati in atmosfera sotto forma di CO2 dunque utilizzandoli come carburanti, non si aumenta la quantità di anidride carbonica nell'ambiente.

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HVOlution biocarburante 100% HVO
HVOlution è un biocarburante composto al 100% da HVO puro. Prima di questa commercializzazione nelle stazioni di servizio Eni, l’HVO in purezza è stato utilizzato da diversi clienti, impegnati sia nel campo della movimentazione dei passeggeri a ridotta mobilità in ambito aeroportuale sia nella della logistica; inoltre, addizionato al gasolio, dal 2016 il biocarburante HVO è presente al 15% nel prodotto Eni Diesel +.
Per la produzione di HVO Eni ha siglato accordi e partnership per valorizzare gli scarti e i rifiuti utilizzandoli per la produzione di biocarburanti. In diversi Paesi dell’Africa, tra i quali Kenya, Mozambico e Congo, inoltre, Eni sta sviluppando una rete di agri-hub in cui verranno prodotti olii vegetali in grado di crescere in terreni marginali e aree degradate e non in competizione con la filiera alimentare. L’obiettivo è di coprire il 35% dell’approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025.
Questi prodotti vengo poi lavorati in raffinerie opportunamente attrezzate e riconvertite come quelle di Venezia e Gela, che attraverso la tecnologia proprietaria Ecofining consente di trattare materie prime vegetali di scarto e olii non edibili per produrre biocarburante HVO (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrogenato).