Negli ultimi mesi si stanno susseguendo presentazioni, test e annunci di commercializzazione, ma anche di consegne di camion elettrici. Parliamo di veicoli che a differenza degli ormai comuni furgoni, oltre ad avere un costo fino a tre volte superiore di un equivalente termico (partendo da una già alta base), necessitano di infrastrutture di ricarica ben più potenti di quelle che potremmo avere a disposizione per un auto o per un van.

Allora perché l’industria dei veicoli pesanti si sta muovendo in questa direzione anziché magari investire di più sui biocarburanti o sui carburanti che, ricordiamo, rappresentano uno spiraglio di deroga al bando dell’endotermico fissato per il 2035 in UE? Le risposte sono più di una, ma abbastanza semplici per nella loro complessità

Vietato buttare via i soldi

In primo luogo, questi veicoli, sono il frutto di un investimento molto cospicuo impegnato dalle case già da parecchi anni or sono. Non si inventa un camion elettrico in uno o due anni e dunque dobbiamo partire dal presupposto che le ricerche e di conseguenza gli investimenti economici s questo tipo di veicoli siano partititi in tempi in cui si pensava che lo sviluppo delle infrastrutture e la reazione delle politiche energetiche fossero molto più rapida. 

A prescindere da come poi le cose si siano sviluppate c’è ora la necessità di dare un "volto" a questi investimenti, frutto di capitali anche azionari e dunque ecco i prodotti presentati, in forma di concept, di prototipi ma anche di veicoli perfettamente funzionanti e in molte occasioni già operativi. Un modo per le Case anche per dire: "la nostra parte l’abbiamo fatta ora tocca ad altri garantire che il nostro sforzo non sia vano".

La committenza salverà il camion elettrico?

Da qui si apre il secondo nodo della questione vale a dire quello delle infrastrutture. Sono numerosi gli studi che l’ACEA ha commissionato per stabilire il reale fabbisogno sia di infrastrutture sia di energia e sia di posizionamento strategico considerando gli obbiettivi della decarbonizzazione. In tutti i casi si tratta di numeri e previsioni che appaiono abbastanza lontani anche considerando il periodo storico che stiamo vivendo.

Ma allora chi salverà o sosterrà il camion elettrico? Visto che, sempre secondo un altro recente studio, la sua diffusione è destinata ad aumentare. La risposta è la committenza. Fino a ora non sono state le aziende di trasporto, ma bensì le committenti di queste ultime a contribuire alla dotazione in parco di veicoli elettrici. Arrivando, in alcuni casi anche a sobbarcarsi la maggior parte dei costi di acquisto e manutenzione dei veicoli pesanti elettrici soprattutto nelle fasi di test.

Una questione di immagine

Una pratica che se nel mondo dei van non è così diffusa in quello dei truck dove i costi sono sensibilmente più alti sera stia avendo dei riscontri. I presupposti arrivano da un altro studio commissionato stavolta da Volvo Trucks per cui risalta che avere dei fornitori green dia un beneficio di immagine alle aziende che si traduce in aumenti di clientela e dunque di fatturato. Da qui la richiesta ai loro fornitori di avere un parco a basso impatto ambientale pena anche l’esclusione dai contratti di committenza.

Sogno o (prossima) realtà?

Tirando le somme il camion elettrico può sembrare una mera utopia almeno nell’immaginario di chi lo vorrebbe un sostituto al 100% di quello a motore endotermico, ma anche fa parte di un processo che a meno di clamorosi avvenimenti (che non ci dovremmo augurare) è ormai irreversibile. Gli straordinari investimenti fatti sulla tecnologia devono dare i loro frutti e in futuro probabilmente i costi si abbasseranno. 

Nel frattempo l’aiuto della committenza contribuirà ai test su strada e quindi alla diffusione di veicoli sempre più performanti, mentre le incognite più grandi restano quella delle infrastrutture che dovranno garantire le ricariche e quelle dei costi dell’energia. In questo contesto ad aziende e utenti verrà richiesto di ripensare alcune dinamiche della logistica delle merci distinguendo ancora più marcatamente quella urbana da quella di linea. Tutto in attesa dell’idrogeno, il vero obbiettivo per eliminare definitivamente il combustibile fossile dai nostri trasporti pesanti.

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