Come dev'essere il furgoncino elettrico ideale? Certamente all'avanguardia e funzionale, ma anche piacevole e divertente: almeno, questa è la convinzione di Andy Didorosi, imprenditore di Detroit che qualche settimana fa ha annunciato la nascita del marchio Mutiny (letteralmente "ammutinamento") e mostrato i bozzetti del suo furgoncino elettrico.
Il veicolo in questione si chiama G.O.A.T., acronimo non meglio specificato ma che letto come una parola sola significa "capra" e non p dispregiativo: alla base del progetto c'è infatti l'osservazione del regno animale oltre che di tutti i modelli più compatti e di aspetto divertente visti nei decenni.
Risorse di recupero
Andy Didorosi, che presenta il progetto in prima persona, afferma di aver fondato Mutiny acquistando un grosso stabilimento a Detroit e assumendo ingegneri e design licenziati per esubero da Ford. Con questi, ha impostato il progetto de G.O.A.T su quattro pilastri: semplicità, praticità, facilità di manutenzione e riparazione e un aspetto accattivante.
Successivamente, il team ha studiato i camion moderni per vedere cosa li ha ispirati, spaziando dai modelli di serie a concept e veicoli non ancora in commercio, trovando il denominatore comune nelle linee nette e spezzate, nella visibilità, nella capacità di carico e nell'architettura a cabina avanzata.
Il desiderio di renderlo pratico e di facile riparazione ha sposato l'idea del design semplice, lavorato sui dettagli per ottenere un aspetto non convenzionale e ammiccante. Selezionando la lunga serie di schizzi e bozzetti ha preso forma il progetto del camioncino piccolo e leggero con quattro posti e un cassone modulare con sponde rimovibili. Un progetto "non ancora definitivo" ma fissato nei caratteri fondamentali.

Si inizia con i restomod... e le magliette
Il progetto del G.O.A.T. è il primo obiettivo della neonata Mutiny, ma non il primo passo: l'azienda infatti non si è lanciata alla ricerca di maxi-finanziamenti, ma intende entrare sul mercato e recuperare i fondi per sviluppare il progetto in altro modo, ossia sfruttando la fabbrica acquisita per creare un'officina di conversione elettrica dei vecchi pick-up.
Questa iniziativa si colloca un po' a metà strada tra il restomod e la "refactory" in stile Renault, che serviranno anche per avviare sul campo l'attività di costruzione di mezzi a batteria. A questo seguiranno il G.O.A.T e po' un secondo veicolo full size.
Qui il piano si fa leggermente più ambizioso: Didorosi dichiara che i suoi veicoli saranno facilmente riparabili dai proprietari stessi, senza nessuno strumento speciale, nessun software speciale e con parti di ricambio disponibili con spedizione gratuita. Queste arriveranno soltanto in minima parte dai grandi fornitori dell'industria automotive: Mutiny intende produrre in proprio e negli Stati Uniti il grosso dei componenti.

In aggiunta, l'imprenditore conferma di non essere alla ricerca di investitori prima di avere la certezza di poter produrre un adeguato valore da rendere agli stakeholders e di aver sostenuto in proprio gli investimenti iniziali.
Sarà una delle molte startup che si affacciano al settore dei commerciali a batteria con l'ambizione di sfondare nel mercato dei piccoli veicoli per il traffico merci? Il tempo lo dirà, per ora esistono un canale youtube senza immagini del progetto e il link a un sito commerciale che vende t-shirt.