Se c'è qualcosa su cui tutti concordano, al di là delle opinioni politiche, è che non poteva esserci un momento peggiore per una nuova crisi di governo: l'esecutivo, impegnato a fronteggiare prove difficili sul piano politico internazionale (conflitto Russia-Ucraina) e gestionale (crisi energetica e industriale) rischia di congelare ogni ulteriore provvedimento fino a quando, il prossimo 25 settembre, gli italiani saranno chiamati alle urne.

Per il mondo del trasporto, che arriva da un periodo di continui confronti e trattative per la riduzione degli effetti del caro carburante e il sostegno a industrie e imprese verso la transizione ecologica, cosa significa questo stop forzato?

Si può agire "d'emergenza"

Anzitutto, l'attività di governo non si ferma: il comunicato della presidenza della Repubblica infatti conferma che “Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”, dunque porterà avanti le pratiche in corso d'opera fino alla nuova nomina.

Le suddette pratiche sono tuttavia provvedimenti già approvati e messi a calendario che devono semplicemente proseguire il proprio iter. Tra queste non c'è, ad esempio, il varo di nuovi disegni di legge, cosa che terrebbe fuori, ad esempio, il prolungamento degli interventi sul taglio delle accise, deliberato per calmierare gli esorbitanti rincari di inizio anno, che scade il prossimo 21 agosto. 

Tuttavia, c'è una scappatoia, nel senso che anche un governo dimissionario può attuare provvedimenti che rientrino tra i "casi straordinari di necessità e d'urgenza" previsti dalla stessa Costituzione. Dunque potrà, a sua discrezione, decidere di prolungare la durata dello sconto di 30 centesimi sui carburanti oggi in vigore con provvedimento d'urgenza.

ll nodo energia

Discorso più ampio riguarda le altre iniziative per il contrasto alla crisi energetica dovuta i parte alle tensioni con la Russia, principale fornitore di gas,  che aveva visto il governo Draghi in prima linea alla ricerca di soluzioni alternative come la stipula di accordi con l'Algeria. I provvedimenti contro il caro-bollette sono un'altra priorità per il paese, tanto che ci si aspettava fosse incluso tra i temi di discussione della prima riunione del consiglio dei ministri post-dimissioni, anche se così non è stato.

Autobus a idrogeno, SASA, Bolzano

Trasporti e sostenibilità

Quelli che rischiano di subire le battute d'arresto maggiori sono i numerosi e complessi provvedimenti per l'attuazione del PNNR, che prevede numerosi interventi per il miglioramento del trasporto pubblico, la digitalizzazione e il passaggio alle energie rinnovabili. In questo senso, già a fine 2021 son ostati emanati diversi DL per dare inizio alle operazioni preliminari, ma per arrivare alla vera e propria attuazione.

Tuttavia, nelle ore immediatamente successive alle dimissioni, alcune forze parlamentari hanno discusso l'opportunità di mettere in cima alla lista delle priorità nei circa 2 mesi che ci separano dal voto proprio l'approvazione dei decreti necessari ad avviare il resto delle procedure.

Rimane critico l'atteggiamento delle associazioni di categoria, che lo scorso 15 luglio avevano sospeso il fermo nazionale dei mezzi previsto per il 18 proprio in considerazione della crisi di governo, più che altro per via dell'incertezza sugli interlocutori. 

Restano però aperte tutte le questioni alla base della protesta di un settore che si definisce nelle parole del presidente di Trasportounito Franco Pensiero, "...soffocato fra l’impennata dei costi di produzione dei servizi non riconosciuti dalla committenza, le inapplicabili norme finte del settore, norme comunitarie ingiustificabili, la carenza di personale e l’assenza totale di una visione di prospettiva economica e sistemica sia settoriale che complessiva del sistema trasporti del Paese".

e-NV200 Taxi Ponza

Chiuso il capitolo concorrenza

Risolta, invece, l'annosa questione del DDL concorrenza, che proprio nelle ore in cui il governo rassegnava le dimissioni è passata all'approvazione delle camere il prossimo 25 luglio con lo stralcio del famigerato articolo 10.

Questo conteneva, seppur in forma un po' vaga, indicazioni sull'impegno a modernizzare il trasporto pubblico non di linea, ossia taxi e NCC, con maggior tutela per il consumatore, intento che è stato visto dalle categorie interessate come una minaccia di liberalizzazione del servizio (che renderebbe inutili le costose licenze detenute oggi dagli operatori), causando manifestazioni di protesta in tutto il paese con ripercussioni tra i gruppi parlamentari e disaccordi andati a sommarsi alle altre cause della crisi di governo.

Sostegni a singhiozzo

Si fermano, invece, con tutta probabilità i tavoli di discussione sul sostegno alla filiera automotive, che dovranno essere ripresi dal nuovo governo. Gli stanziamenti sono già definiti con 50 milioni nel 2022 e 350 milioni nel 2023 e 2024, così come gli incentivi per per il rinnovo dei veicoli e quelli per la conversione elettrica dei mezzi più datati (in cui sono compresi anche i commerciali), tuttavia manca ancora il DPCM attuativo, che non è certo verrà emanato in questa fase di transizione.

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