Il divieto di vendita di motori endotermici dal 2035 decretato dalla Commissione Europea  ha suscitato numerose polemiche non solo a livello politico. Nonostante i costruttori di veicoli siano sempre più orientati allo sviluppo di powertrain 100% elettrici, questa decisione rischia di creare gravi problemi non solo dal punto di vista tecnologico ma anche da quello economico.

Proprio per questo motivo il Consiglio dell’Ambiente dell’Unione Europea ha lasciato uno spiraglio prevedendo uno step intermedio nel 2026. Tra 4 anni, infatti, verranno valutati "...i progressi fatti per raggiungere l’obiettivo del 100% di riduzione della CO2 e la necessità di rivedere questo obiettivo prendendo in considerazione gli sviluppi della tecnologia, compresi quelli relativi alle tecnologie ibride plug-in".

Cosa significa

In sostanza, si esamineranno i risultati ottenuti rispetto alla roadmap tracciata per arrivare all'azzeramento delle emissioni di gas serra, per capire se la strada è quella giusta, e al tempo stesso i progressi tecnologici fatti dall'industria del trasporto. Dunque, se la transizione elettrica non apparirà pienamente attuabile e intanto le soluzioni alternative si dimostreranno valide, i motori endotermici potrebbero salvarsi dall'estinzione, a patto che questi imparino a funzionare senza emissioni di CO2.

Biodiesel, in Cina si fa con l'olio fritto

I vantaggi dei biocarburanti

Partiamo dal presupposto che, con poche eccezioni, la gran parte delle attività genera emissioni di CO2. Queste possono essere ridotte ma dove non è possibile eliminarle del tutto, occorre compensarle con processi virtuosi che sottraggano anidride carbonica almeno pari a quella che si stima venga emessa con l'utilizzo dei veicoli. 

Proprio per questo motivo i biocarburanti possono essere una soluzione in questo periodo di transizione. perché i loro processi produttivi utilizzano risorse rinnovabili che in parte possono addirittura avere emissioni già compensate sul nascere come nel caso di combustibili di origine vegetale.

Consentirebbero, dunque, di continuare a utilizzare tecnologie già consolidiate e industrializzate come sono appunto i motori a combustione interna, lasciando più tempo per lo sviluppo di powertrain elettrici di efficienza superiore e di un’infrastruttura di ricarica omogenea e ben distribuita su tutto il territorio europeo.

Biodiesel

I biocarburanti principali

Come spiegato in precedenza, per ridurre le emissioni di CO2 a zero è importante che il carburante sia carbon neutral. Con questo termine si intende il fatto che in tutto il suo iter (dalla produzione all’utilizzo finale sui veicoli) sia in grado di equilibrare la quantità di CO2 emessa con una equivalente assorbita.

HVO Bio fuel 2

I biocarburanti sono combustibili che vengono prodotti tramite processi chimico-fisici da sostanze di origine vegetale o animale o dalla scomposizione di acqua. I più utilizzati al momento, in particolare nel mondo del trasporto pesante e sui veicoli commerciali, sono il biodiesel, l’HVO, il biometano (BioLNG) e l’idrogeno. 

Il Biodiesel, molto simile al gasolio, viene prodotto da oli vegetali come colza, girasole e olio da cucina usato e utilizzato miscelato in quantità variabili con il diesel tradizionale prodotto dalla raffinazione del petrolio. Il secondo, anche conosciuto come Hydrogenated Vegetable Oil o come olio vegetale idrotrattato, è un biodiesel di qualità più alta prodotto sempre da oli vegetali. 

Iveco S-Way a biometano

A questi due si aggiunge il biometano, che tanto piace a costruttori come Iveco, tra i primi a sviluppare modelli alimentati a metano anche liquido e dunque a sostenere la filiera del biogas che garantirebbe una maggior compatibilità ambientale rispetto a quello naturale estratto da giacimenti. Il biogas si ricava da biomasse, ossia dalla fermentazione di rifiuti biologici e vegetali, dunque anche in questo caso con una quantità di CO2 già "compensata" in precedenza.

Idrogeno liquido

L’idrogeno invece si divide in verde o blu in base al processo di produzione. Il primo viene estratto dall’acqua mediante elettrolisi con l’energia che viene generata da fonti rinnovabili mentre il secondo dagli idrocarburi fossili con conseguente stoccaggio della CO2 prodotta.

La sua applicazione più vicina appare per ora quella delle fuel cell, ossia della produzione di energia direttamente a bordo per alimentare motori elettrici, ma alcuni costruttori come Toyota non hanno rinunciato all'ipotesi di utilizzarlo direttamente come combustibile per l'alimentazione di motori.

Gallery: Carburanti alternativi