Tra la prima generazione del Volkswagen Transporter e il nuovo ID. Buzz sono trascorsi oltre 70 anni: l'icona del reparto veicoli commerciali non poteva tornare in un contesto più distante da quello in cui è nata la pria volta, tanto che per il team dei tecnici tedeschi che l'anno realizzata sarebbe certo stato più semplice progettare un'auto completamente nuova.
Invece, sin dall'inizio, Volkswagen ha avuto la precisa volontà di riportare ai giorni nostri la suggestione del mezzo che per almeno un trentennio è stato non soltanto un utile compagno di lavoro, ma un inno alla libertà. E ha documentato tutto il percorso.
Dall'idea all'engineering
Se si sommano i 2 anni occorsi per ideare e sviluppare la prima concept car ai 5 che hanno separato questa dal reveal dei modelli di serie si ottengono ben 7 anni di lavoro intorno all'idea della rinascita elettrica del Bulli. Un periodo speso cercando il compromesso tra le forme e le proporzioni del modello classico e il layout della piattaforma MEB che ha caratteristiche proprie come un passo molto lungo per alloggiare la batteria.
Sul canale youtube di Volkswagen pochi giorni fa è stato pubblicato un video documentario che riepiloga e sviscera tramite interviste ai responsabili delle varie aree di progetto l'intera genesi: trasferire il concetto base del T1 originale integrando nel design retro gli elementi di sicurezza, comfort, tecnologie per la comunicazione, senza dimenticare che ID. Buzz sarà anche il primo modello Volkswagen a portare sulle strade la guida autonoma.
Fatto questo, ingegnerizzare il tutto per la produzione nello stabilimento di Hannover, dove i due modelli saranno prodotti insieme al Transporter T6.1 e il nuovo Multivan.
Design funzionale
Il sistema propulsivo con ridotti attriti della piattaforma MEB è stato rivestito con una carrozzeria alta e voluminosa, modellata con linee capaci di richiamare il modello storico ma in cui tuttavia è stato fondamentale raggiungere anche un buon coefficiente aerodinamico. Per farlo, il team ha lavorato anche si dettagli meno evidenti, sui cerchi e sul sottoscocca, arrivando a un Cx di appena 0,285.
Le prove finali
I primi prototipi sono costruiti a mano per verificare se la modellazione digitale e le simulazioni computerizzate hanno corrispondenza nella realtà, effettivamente essere trasferiti al mondo reale.
Dopodiché si passa ai test, eseguiti nel caso di ID. Buzz nelle più diverse zone d'Europa per avere una panoramica sufficientemente ampia di climi e condizioni di guida, dal caldo secco a quello umido, dal freddo artico alla marcia su fondi non asfaltati, e in strutture capaci di simulare pioggia e vento e misurare le infiltrazioni di sabbia, polvere, umidità. estremo, dal molto arido all’umido tropicale.
Oltre alla guida, è stato necessario testare a fondo il sistema di gestione dell'energia e della temperatura: il controllo della batteria, della ricarica e del recupero energetico, quello della climatizzazione interna, con standard molto rigidi sulla rapidità con cui si raggiunge la temperatura richiesta nell'abitacolo, la deumidificazione, lo sbrinamento elettrico di vetri e specchi che a -20° deve essere completato entro 3'.