Il primo anno a "carriere separate" inizia in modo controverso per CNH Industrial e Iveco Group, che hanno chiuso i l2021 con utili in crescita ma andamenti azionari non omogenei. In particolare, la nuova holding che raccoglie sotto di sé tutti i marchi della produzione pesante "on Highway", da Iveco in tutte le sue divisioni a Magirus, Astra e FPT, parte con alle spalle buone performance commerciali ma ha iniziato male l'avventura in borsa.
Nei primi giorni dell'anno, infatti, il titolo Iveco Group non ha rispettato le attese e anche la pubblicazione del bilancio con il ritorno in attivo non è bastato ad evitare un ulteriore ribasso in questo avvio di febbraio, con il titolo al -4,9% alla borsa di Milano.
Su i conti, debito ridotto
Sul fronte finanziario, dicevamo, sia Iveco Group sia CNH Industrial, ora ridimensionata all'ambito dei mezzi agricoli e da costruzione (e senza più il controllo del polo motoristico FPT Industrial, rimasto a Iveco Group anche se ovviamente continuerà la fornitura di motori e componenti), hanno fatto segnare utili in crescita rispetto al difficile 2020. Cosa non scontata, se si pensa alle difficoltà produttive affrontate nel 2021 che non hanno reso l'anno meno complicato del precedente sul fronte industriale.
Nel dettaglio, le attività che ora fanno capo a Iveco hanno fatto registrare un utile netto di 76 milioni di euro a fronte di un 2020 che era terminato in perdita, e ricavi consolidati di 12,651 miliardi (+22%) e quelli da attività industriali sono aumentati del 21%, a 12,52 miliardi, mentre l’indebitamento totale verso terzi è sceso da 2,8 a 2,7 miliardi di euro.
Per CNH, il ricavo netto è cresciuto del 36% sfiorando i 18 miliardi, in questo caso di dollari, con 1,8 miliardi di utile netto e indebitamento ridotto da 22,9 a 20,9 miliardi, e un crescita dell'indebitamento delle attività industriali da 0,9 a 1,1 miliardi dovuto a una serie di operazioni di acquisizione.
Premi in busta, ma non per tutti
Bilancio alla mano, CNH Industrial e Iveco hanno anche annunciato i premi netti che verranno corrisposti ai dipendenti in ragione del trend positivo della produttività Un bonus che tuttavia nel caso di Iveco Group non riguarda tutti i siti produttivi ma soltanto una parte, per l'esattezza 6 su 8. Tanti sono infatti gli stabilimenti che secondo il metodo di valutazione Wcm (World Class Manufacturing) hanno ottenuto performance positive, contro i 3 su 3 (a Modena, Jesi e Lecce) rimasti in capo a CNH.
I due di Iveco che non hanno soddisfatto i parametri minimi di crescita per rientrare nel godimento del bonus sono quelli di Torino dedicati alla produzione di motori e sistemi di trasmissione (Torino Motori e Torino Driveline) per i quali tuttavia, i sindacati hanno richiesto un incontro con la dirigenza per concordare comunque un bonus una tantum in ragione degli sforzi fatti per il recupero dei gap causati da Covid e problemi legati alla carenza di componenti.