Sempre quasi un tempesta perfetta quella che si ta abbattendo sul mondo dei trasporto e della logistica in questi ultimi mesi. Un paradosso se consideriamo che la ripresa post pandemica c’è stata e in alcuni settori è stata anche più forte del previsto. E forse è proprio questo boom che ha creato le condizioni perché si andasse incontro a un temutissimo blocco della logistica e degli approvvigionamenti.
A tutti i problemi concernenti il Green Pass, il caro gasolio, il caro metano e la scarsità di autisti ora si aggiunge anche la difficoltà di reperire l’AdBlue l’additivo che permette a motori con catalizzatore SCR (praticamente da Euro V in su) di funzionare.
Che cos'è e a cosa serve
La carenza di questo componente, sempre più utilizzato anche dalle automobili ma di fatto "scoperto" dal trasporto pesante almeno una generazione prima, è necessario ad abbattere le emissioni di NOX e far funzionare correttamente i catalizzatori SCR, ha una lavorazione che utilizza come base il metano, e sta vivendo il doppio problema dell’approvvigionamento e dell’aumento dei prezzi.
L’AdBlue, è talmente importante che se la sua riserva scende sotto il livello minimo, le centraline dei veicoli sono programmate per impedire l’utilizzo. Nei veicoli fino a Euro V la sua assenza riduce drasticamente le prestazioni, da Euro VI in su ne impedisce l’avviamento. In tutti e due i casi i veicoli non possono lavorare ed ecco perché sempre più spesso i camionisti vagano per i distributori e stazioni di servizio senza mai spegnere il motore.
"Un fermo macchina" che se avvenisse su scala nazionale, rischierebbe di creare una paralisi vera e propria che al momento si stima possa coinvolgere qualcosa come un milione e mezzo di mezzi pesanti. Salvo aggirare il problema con interventi che di fatto sarebbero vere proprie manomissioni e renderebbero i mezzi fuori norma, dunque soggetti a sanzioni.

Perché non c'è?
Ma perché scarseggia l’AdBlue? La "colpa" è del prezzo del metano, il gas infatti è l’elemento principale da cui si parte per la produzione dell’ammoniaca che a sua volta è il componente principale dell’AdBlue: le materie prime per produrre l’ammoniaca, e il suo derivato urea, sono l’azoto, estratto distillando l’aria, e l’idrogeno estratto dal metano.
Non dimentichiamo, inoltre, che la "formula" dell’additivo è standard e certificata, ed è quella su cui sono tarati tutti i catalizzatori in commercio, quindi non modificabile. Insomma, oggi fabbricare AdBlue costa il doppio e dunque venderlo al prezzo standard non conviene, senza contare che in molti casi c’è addirittura scarsità di metano per produrla.
Le fabbriche chiudono
Tanto per farsi un’idea del problema la Yara di Ravenna che serve il 60% del mercato nazionale e unico produttore in Italia ha sospeso per un mese la preparazione di AdBlue. In Europa gli altri produttori rallentano oppure fermano del tutto la fabbricazione.
ll costo dell’additivo è raddoppiato in un paio di settimane, passando da 230-250 euro la tonnellata a 300-500 euro, secondo il rivenditore. Il paradosso ulteriore è che senza AdBlue continuerebbero a circolare solo i veicoli più vecchi e inquinanti, quelli che vorremo togliere dalle strade perché pericolosi.

Il resto come va?
Il caos mediatico delle settimane scorse si è un po’ affievolito, ma l’introduzione del Green Pass continua a generare qualche difficoltà in molte aziende che cercano in ogni modo di venire incontro ai lavoratori arrivando a far installare, dove possibile, postazioni per l’esecuzione dei tamponi rapidi direttamente in azienda, in accordo con le farmacie che tuttavia vista l’ondata di richieste e il numero non proprio esiguo di lavoratori non ancora vaccinati, faticano a farvi fronte.
A questo si aggiungono le difficoltà incontrate da lavoratori extracomunitari che in qualche caso, pur vaccinati, hanno avuto la somministrazione di vaccini estranei alla lista di quelli ammessi e approvati dall’autorità europea, e dunque risultano fuori norma per il Green Pass
Crescono i costi
Non si calma nemmeno la crisi dei carburanti, con aumenti che nel caso del metano hanno raggiunto il 100%, passando il costo alla pompa da meno di 1 euro a 1,7, 1,8 euro al kg, raddoppiando di colpo i costi per chi ha investito nel gas naturale (acquistando, lo ricordiamo, mezzi che hanno prezzi di listino molto più elevati di quelli a gasolio) e ora vedono allontanarsi le prospettive di ammortamento in tempi ragionevoli.
I rincari stanno già generando aumenti nei costi di trasporto e distribuzione di molte merci (il prezzo medio dei container trasportati via nave è prossimo a triplicare), cosa che si aggiunge alla carenza di alcune materie prime, tra cui anche la carta.
Il commento di Massimo Marciani
Il presidente del Freigth Leaders council l'associazione che raccoglie i maggi attori attivi della logistica in Italia prova a dare qualche risposta su come uscire da questa crisi
"La logistica in questo momento si trova subire le inefficienze che si stanno manifestando su tutto sistema produttivo. La speculazione che avviene sui carburanti, l’aumento indiscriminato delle materie prime data da una ripresa dell’economia dopo due anni di stasi, stanno portando ad avere tutto il trasporto in una grave difficoltà. Chiaramente l’industria tende, in qualche modo, a scaricare le proprie inefficienze sul settore logistico. Esiste una soluzione a breve e una soluzione di medio periodo: la soluzione a breve è la creazione di una partnership molto più importante fra le aziende di produzione e le aziende di logistica, in modo da condividere la situazione economica, la situazione geopolitica e organizzare le possibili operazioni e soluzioni al problema. La soluzione più lungo termine invece sta in una completa riprogettazione dell’economia, abbandonando le fonti energetiche fossili cominciando ad avere un’autoproduzione sempre spinta di energie rinnovabili e sostanzialmente un reshoring di tutte le attività produttive che si avvicinano sempre più ai mercati di consumo e quindi in termini di economia circolare e non più di economia lineare".