Che il Covid ci avrebbe restituito un mondo del lavoro un po' diverso da quello che abbiamo lasciato con il lockdown del 2020 lo sapevamo, quello che non ci aspettavamo era di trovarci di fronte non tanto a una crisi di posti di lavoro quanto di lavoratori.
Eppure, è questo che denunciano sia le associazioni del settore trasporto come Anita, sia più in generale Confindustria le cui associazioni provinciali continuano a lanciare allarmi. Le aziende stanno ripartendo ma faticano a trovare personale non soltanto specializzato, e nel trasporto il problema riguarda gli autisti.
Mancano a migliaia
Il fenomeno non è nuovo, anzi, viene denunciato già da parecchio tempo, segno evidente che la causa è precedente la pandemia, ma non c'è dubbio che la situazione sanitaria e le limitazioni che ne conseguono abbia pesato, come ha fatto dall'altra il proliferare delle attività di e-commerce favorendo lo sviluppo dei servizi di consegna al dettaglio e cambiando gli equilibri della logistica, con un forte aumento della domanda.
Il trasporto è diventato un'attività più frenetica, che impone ritmi accelerati ma al tempo stesso si scontra con procedure logistiche non sempre ottimizzate, fermi e tempi di attesa per carico e scarico. Un imbuto che rischia di paralizzare molte filiere e in cui la ridotta disponibilità di autisti (si stima che ad oggi ne occorrano già 4-5.000 in più, che potrebbero diventare tra i 15.000 e i 20.000 entro un paio d'anno) costituisce un'altra aggravante.
Perché sono sempre meno
Ma come si arriva al problema degli autisti? Ancora secondo le associazioni di categoria, le cause sono diverse: su tutte sembra pesare una riduzione dell'interesse, specie dei giovani, per un'attività considerata sempre faticosa ma meno redditizia di un tempo, a cui l'Unione Europea ha rimediato soltanto in parte imponendo con i nuovi regolamenti maggiori vincoli per le soste.
In più c'è il costo delle patenti e della formazione, che in molti casi scoraggiano chi si trova in regime di disoccupazione ad avvicinarsi alla professione, anche se alcune regioni hanno varato incentivi e più di un'azienda che necessita di autisti si fa carico essa stessa della formazione. Il tutto, anche per garantirsi una preparazione tecnica che metta i futuri conducenti in condizione di utilizzare al meglio gli strumenti tecnologici sempre più sofisticati di cui sono dotati i mezzi più moderni.
Di fronte al mancato afflusso di forza lavoro, che alcune indagini condotte presso le imprese specializzate stimano in una sottoccupazione nel trasporto prossima al 20% (e in alcuni Paesi esteri si arriva al 24%), una delle soluzioni-tampone più immediate da attuare sembrerebbe quella di tornare a favorire l'arrivo di manodopera straniera anche extracomunitaria, magari prevedendo appositi corridoi nel decreto flussi.