Le vendite di veicoli industriali nell’anno appena concluso sono state particolarmente altalenanti. Dopo la faticosa ripresa nei mesi seguiti al primo lockdown, i dati elaborati dal Centro Studi Statistici UNRAE registrano a dicembre un calo complessivo sia del settore sopra le 3,5 t sia in quello dei pesanti sopra le 16 t: le immatricolazioni sono sceso rispettivamente del 6,1% e del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Il 2020 quindi ha chiuso in negativo: stando alle informazioni fornite dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le immatricolazioni di veicoli industriali hanno toccato quota 23.628 nel 2019, per scendere a 20.370 nel 2020. Anche i pesanti hanno seguito questa traiettoria, scendendo dalle 18.985 unità del 2019 alle 16.567 dell’anno scorso e riduzioni percentuali del 13,8% e del 12,7%.
Ripresa parziale
La consistente risalita nelle vendite che è seguita alla prima ondata di COVID-19 non è quindi bastata per recuperare quanto perso nei mesi peggiori dell’anno. Tra luglio e novembre infatti, i veicoli industriali hanno segnato aumenti nelle immatricolazioni a due cifre, compresi tra il 23% e il 46% su base mensile (ad esclusione di ottobre, +1,2%). Questo però non è stato sufficiente a compensare il calo del periodo marzo-giugno, oscillato tra il 40% e il 63% in meno su base mensile, e infine a dicembre.
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Tra le cause, non c'è soltanto il lockdown
Secondo l’analisi del presidente della sezione Veicoli Industriali di UNRAE Paolo Starace il mercato sembra tuttavia reggere meglio i colpi della seconda ondata rispetto alla prima, ma al di là delle restrizioni ci sono altri problemi, più sistematici: mancano “un sistema paese che faciliti un rinnovo e un ampliamento programmabile del parco” e “politiche di sostegno e sviluppo capaci di superare davvero le ragioni per le quali l’autotrasporto merci italiano soffre da decenni di una debolezza crescente nei confronti della concorrenza estera”.