Mentre si cerca la strada per uscire sia dall’emergenza sanitaria sia da quella economica scatenata dalla pandemia di Coronavirus, l’ACEA, l’Associazione Europea fra Costruttori di Autoveicoli, non si dimentica di portare avanti gli obbiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per i veicoli pesanti previsti per il 2025 e per il 2030.

L'Associazione, in particolare ha diffuso nuovi dati sul numero di punti di ricarica e stazioni di rifornimento di carburante necessari per i camion a zero e basse emissioni necessari per raggiungere questi obiettivi. Il segmento più indietro è quello elettrico visto che dovremmo passare da un numero prossimo allo 0 a 90mila punti di ricarica nei prossimi 10 anni e la crisi economica che ci si presenta davanti non depone davvero a nostro favore.

Standard difficili da rispettare

"Il nostro settore è attualmente alle prese con problemi immediati legati alla crisi COVID-19. - ha dichiarato Henrik Henriksson, Presidente del settore veicoli commerciali dell'ACEA e CEO di Scania. "Nonostante ciò, stiamo mantenendo gli obiettivi climatici a lungo termine. Né l'industria dei camion né i decisori politici possono permettersi di lasciar passare questo momento". Il riferimento di Henriksson è agli standard che l’UE ha adottato per le riduzioni diCO2 per i veicoli pesanti, -15% per il 2025 e -30% per il 2030.

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Percentuali "verdi" irrisorie

La stragrande maggioranza degli autocarri venduti in Europa oggi utilizza ancora gasolio, visto che è il carburante (o vettore energetico) più conveniente ed economico disponibile per gli operatori dei trasporti. L’ACEA oggi è anche in grado, per la prima volta, di quantificare la diffusione dei cosiddetti carburanti alternativi nel mercato dell'UE per i nuovi camion venduti. Il 97,9% di tutti i camion medi e pesanti venduti nel 2019 era alimentato con il Diesel, lo 0,1% a benzina, l'1,7% a gas naturale, lo 0,2% a carica elettrica e lo 0,1% era elettrico ibrido.

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200mila elettrici entro il 2020

Per centrare gli obbiettivi del 2030 si è calcolato che, per quella data, i camion circolanti a batteria dovrebbero essere circa 200mila. Nel 2019 ne son stati venduti 700 quindi serve una crescita di ben 28 volte in soli 10 anni.

L’ostacolo principale a questo tipo di sviluppo del mercato però non è tanto la disponibilità alla vendita o la propensione all’acquisto, né tantomeno i costi che, almeno per quanto riguarda i veicoli pesanti, potrebbero essere sostenuti attraverso formule di leasing o noleggio, ma l’infrastruttura di ricarica.

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Servono infrastrutture di ricarica

Per ACEA infatti  una fitta rete di infrastrutture per camion a propulsione alternativa è uno dei prerequisiti chiave per ottenere un trasporto merci su strada privo di emissioni di carbonio. E visto che i veicoli pesanti non possono utilizzare la stessa rete che si sta sviluppando per le auto c’è bisogno che L’UE introduca impegni vincolanti dalla Direttiva sulle infrastrutture per i carburanti alternativi per la creazione di almeno 37mila punti di ricarica, 50 stazioni di rifornimento di idrogeno e 750 stazioni di GNL adatte per veicoli pesanti già entro il 2025.

Punti di ricarica pubblici

  Attualmente disponibili Fabbisogno dal 2025 Fabbisogno dal 2030
DC < 100 kW < 10* 4.000 (+20.000**) 50.000 (+200.000**)
DC 350 kW 0 11.000 20.000
DC > 500 kW 0 2.000 20.000

*Nessuna informazione dettagliata disponibile

** Colonnine private nei piazzali

     

Per dare un ulteriore spinta e aiuta a chi decide di investire in questo senso si dovrebbero poi definire gli standard tecnici mancanti e i relativi processi. Inoltre, per coinvolgere gli stessi operatori dei trasporti a investire nella costruzione di stazioni di ricarica private o semi pubbliche all'interno dei loro piazzali, la stessa UE e i governi nazionali dovrebbero stabilire degli incentivi.

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