Peggiora il mercato dei furgoni in Italia. Dopo il -2,3% di gennaio, le immatricolazioni a febbraio calano del 4,9%, passando da 15.262 unità di febbraio 2019 a 14.517 di quest'anno.
Il primo bimestre 2020, dunque, archivia 27.759 immatricolazioni a fronte delle 28.801 dello stesso periodo dello scorso anno, in calo del 3,6%. L'UNRAE chiede misure urgenti a sostegno della filiera per contrastare gli effetti del Coronavirus.

Gennaio si conferma negativo

Dopo le stime del MIT (Ministero dei Trasporti), ora i dati strutturali di gennaio 2020 (ancora suscettibili di leggeri aggiustamenti nei prossimi due mesi, a causa dei ritardi di immatricolazione), dimostrano un mercato degli autocarri in territorio negativo (-2,2%), mentre sono in lieve recupero i noleggi che passa da 3.594 unità a 3.683, per una variazione positiva del 2,5%.

Quasi dimezzate le autoimmatricolazioni (-48,7%) che si combinano con il -2,0% delle altre società. I dati agglomerati portano alla peggiore performance tra i canali, -5,7%, con una quota di mercato al 48,7% (-1,4% rispetto a gennaio 2019).

unrae gennaio 2020 commerciali

Calano i privati, cresce il noleggio

A gennaio 2020 calano anche le immatricolazioni tra i privati del 3,4%, da 3.168 a 3.058 unità ma la loro quota di mercato resta stabile al 23,3% (contro il 23,4% dello stesso mese dell’anno scorso). Lieve incremento (+2,5%) del canale del noleggio, che registra 90 unità in più di gennaio 2019, attestandosi a una quota del 28,1% dal 26,5%. Nel primo mese dell’anno, sia il breve termine (-9,8%) sia il lungo termine (-3,1%) cadono, a fronte di un incremento delle autoimmatricolazioni uso noleggio effettuate da Concessionari e Case auto.

Boom dell'ibrido, giù le emissioni

Per quanto riguarda l'alimentazione, gennaio 2020 rispetto a gennaio 2019 vede un calo non solo delle immatricolazioni per quelli tradizionali, benzina e diesel, rispettivamente -2,4% e addirittura -30,9%. Infatti, crollano anche quelle di furgoni GPL (-66,8%) ed elettrico (-55,5%). Exploit invece per i furgoni ibridi, con un +1.615%. Grazie anche a quest'ultimo dato, il 2020 inizia con una leggera diminuzione delle emissioni medie di CO2 dei veicoli commerciali con portata fino a 3,5t, pari a 157,2 g/km, in flessione dello 0,7% rispetto ai 158,3 di gennaio 2019.

unrae gennaio 2020 commerciali

Il coronavirus aggrava la situazione

Lo stato di salute del mercato dei veicoli commerciali era già in calo per la stagnazione dell’economia Italiana e si è aggravato con l'emergenza sanitaria del COVID19, che sta causando conseguenze a livello globale. Nel nostro Paese le conseguenze saranno pesanti e di non breve durata, date anche le attuali restrizioni – necessarie e correttissime – alla mobilità dei cittadini, la chiusura quasi totale delle attività al dettaglio e la ridotta capacità di produzione del nostro settore manifatturiero che causeranno una contrazione della domanda di veicoli da lavoro.

Difficile quantificare la durata di questo periodo. Dipenderà dalla durata e severità della pandemia e dei provvedimenti emergenziali associati e al loro rispetto da parte di tutti, ma anche dalle misure a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese da parte delle istituzioni pubbliche, sia durante che dopo l’emergenza.

Gli interventi dello Stato

Per Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, la gravità della caduta del mercato potrebbe superare un quarto delle vendite ma si aspetta specifiche misure a sostegno del comparto dei veicoli commerciali per sostenere la domanda, quali incentivi alla rottamazione dei veicoli più vecchi per sostituirli con nuovi, aumento dello stanziamento per bonus all’acquisto di veicoli a ridotte emissioni, incremento dell’aliquota del credito d’imposta o ripristino del superammortamento e rilancio massiccio dei bandi pubblici.

Sempre secondo Crisci, le misure avrebbero un duplice risultato: contribuirebbero non solo allo svecchiamento di un parco circolante vetusto e pericoloso per salute e sicurezza dei cittadini, ma anche e soprattutto a tenere in vita una filiera che oggi impiega 160mila persone, fattura 53 miliardi di euro l’anno e fornisce un contributo insostituibile alle casse dell’Erario.