L’anno nuovo come di consueto porta con sé anche adeguamenti tariffari ai pedaggi autostradali, che di norma significa rincari. Nel 2020 tuttavia, come riportato nel decreto Milleproroghe, sul 95% delle tratte non sono previsti aumenti in quanto gran parte delle concessioni sono in scadenza o già scadute. Dunque, come già nel 2019, non ci saranno ritocchi ai balzelli su gran parte della rete autostradale nazionale.
Aumenti congelati
Nel primo caso, la norma recita: “L’adeguamento delle tariffe autostradali relative all’anno 2020 è differito sino alla definizione del procedimento di aggiornamento dei Piani economici finanziari predisposti in conformità alle delibere adottate dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART)”. Nel secondo, essendo scadute le concessioni, semplicemente non sono stati ammessi incrementi tariffari.
Ci sono poi tre casi, quelli di Autostrada dei Parchi, Autostrade per l'Italia (ancora al centro della questione inerente la possibile revoca della concessione a seguito del crollo del Ponte Morandi nel 2018) e Milano Serravalle, in cui è stato confermato il congelamento degli aumenti già deliberato per il 2019.
Dove si paga di più
Le uniche tratte sulle quali è stato autorizzato l’aumento dei pedaggi sono quindi quelle gestite dalle società CAV - Concessionaria Autostrade Venete (Passante autostradale di Mestre della A4 e tangenziale di Mestre), Autovia Padana (tratta Piacenza-Brescia della A21 e relativi raccordi), BRE.BE.MI (A35 e A58) e Pedemontana Lombarda (comprese le tangenziali di Como e Varese), con incrementi che vanno dallo 0,80 al 4,88%. Eccoli nel dettaglio: