Non sono moltissimi i veicoli commerciali che si possono considerare iconici. Ma se ce ne fosse anche solo uno questo sarebbe sicuramente il Bulli: il mitico Volkswagen T2. Il 2014 che ci siamo lasciati alla spalle ha sancito anche l’uscita definitiva dalla produzione del Bulli, ancora costruito in Brasile. OmniFurgone.it ha deciso di omaggiarlo, riproponendone la storia (già pubblicata qualche anno fa) e alcune delle pubblicità originali più belle.

LA STORIA DEL BULLI


In una tiepida primavera del 1947 un distinto signore olandese di mezz’età, col nome simile a un gioco da tavolo, Ben Pon, attraversando un cortile degli stabilimenti Volkswagen di Wolfsburg, rimase basito di fronte alla vista di uno stranissimo veicolo chiamato dagli operai Plattenwagen, veicolo piatto.

LE ORIGINI, IL PLATTENWAGEN
In pratica, si trattava di un pianale di maggiolino sul quale era stata montata posteriormente, sopra l’originario motore da 25 cavalli, una panchetta per il conducente. Lo spazioso pianale di carico era diviso dalla cabina posteriore da una semplice lastra metallica saldata. Quel mezzo rudimentale ma molto pratico, concepito da qualche ingegnoso operaio per trasportare pesanti pannelli in lamiera da una parte all’altra dello stabilimento, colpì l’immaginazione dell’importatore unico per i Paesi Bassi dei veicoli Volkswagen: il signor Ben Pon.

DAI BOZZETTI AL PROTOTIPO

Tornato in sede, il signor Pon, ispirato dal Plattenwagen, prese un blocchetto per appunti e abbozzò qualche schizzo di quello che sarebbe divenuto il mitico Bulli, contrazione delle due parole tedesche Bus e Lieferwagen (bus e autocarro per consegna merci). I bozzetti di Ben Pon descrivevano un furgoncino che, sfruttando pianale e meccanica del Maggiolino, aveva la cabina di guida avanzata, il pianale di carico nel mezzo e, ovviamente, il motore posteriore. Ci volle tutta l'esperienza e l’insistenza di Ben Pon, fermamente convinto della validità del suo progetto, per convincere herr Nordhoff, l’allora Amministratore Delegato della Volkswagen, ad avviare la costruzione di un prototipo. Correva l’anno 1948.

UN PROTOTIPO LAMPO

Finalmente, realizzato e messo in strada (in meno di sei mesi), il prototipo, denominato Tipo 29, ebbe vita breve in quanto, durante i collaudi, si evidenziò una certa fragilità del telaio, che, concepito per un’utilitaria, non aveva la rigidità torsionale necessaria per un furgone destinato al trasporto merci. Curvare rappresentava una vera e propria <roulette russa. La soluzione al problema si rivelò essere una robusta scocca autoportante con alcune componenti del telaio realizzate su misura per le esigenze specifiche della nuova mission.

LA NASCITA E IL BATTESIMO

Tre primavere dopo la “folgorazione” di Ben Pon, esattamente nel 1950, il primo Bulli uscì dalle linee di produzione degli stabilimenti di Wolfsburg: il Transporter 1, questa era la denominazione ufficiale, o, più semplicemente, T1. Le ridotte dimensioni, la maneggevolezza, la buona volumetria di carico e il modesto prezzo d’acquisto facevano del T1 un mezzo da trasporto interessante per molte categorie di professionisti in una Germania in pieno sforzo di ricostruzione postbellica.

POCHI CAVALLI MA MOLTO VELOCE

Il noto motore posteriore da 25 cavalli raffreddato ad aria, consentiva, inoltre, al T1 di sfiorare i 100 km all’ora; velocità di tutto rispetto per un furgoncino dell’epoca. Nel 1951 uscì la versione vetrata, denominata Samba.
Impreziosito da molti dettagli automobilistici, verniciatura bicolore, tettino apribile in tela e tanti particolari cromati, ben presto il Transporter Samba, divenne l’icona della nuova classe di famiglie medio borghesi tedesche in ascesa.

BULLI PER TUTTI, MA NON UFFICIALEMNTE
All’interno dell’azienda, la nuova serie, assunse la denominazione di Tipo 2 ma, tra la clientela, cominciò a correre, col passa parola, il nomignolo che si sarebbe trascinato per tutta la sua lunga esistenza: Bulli. Purtroppo, il produttore tedesco di trattori, Mannheim Lanz, da tempo aveva già registrato il nome Bully presso gli uffici competenti per uno dei suoi trattori, così per la Volkswagen fu impossibile cambiare denominazione al Transporter, nonostante fosse già famoso tra la popolazione proprio come Bulli (con la “i”).

BULLI E TUTE

Ben presto, in quegli anni di rinascita economica, il Bulli divenne il compagno inseparabile di tutti quelli che volevano intraprendere nuove attività professionali. Inoltre, la semplicità costruttiva e l’estrema versatilità diedero vita a una nuova categoria professionale: il carrozziere allestitore. Nacquero versioni per i pompieri, ambulanze, servizi postali e persino ferroviari: nel senso che venne dotato di appositi assali per camminare sui binari! Addirittura, alcuni Bulli, vennero utilizzati nelle miniere di sale lavorando sotto terra per la maggior parte del tempo. Oltre a trasportare merci e persone, i Bulli minatori venivano utilizzati per trainare i carrelli. Fra i veicoli da trasporto da 1 tonnellata il Bulli non aveva rivali!

BULLI, VIAGGI E HIPPY
Oltre agli allestimenti da lavoro, molte ditte si specializzarono negli allestimenti camper. I Bulli diventavano delle vere e proprie casette viaggianti. La fortuna di questi allestimenti invogliò la Volkswagen a produrre direttamente in fabbrica delle proprie versioni. Alla fine degli anni ’50, agli albori della Beat generation e sulla scia della "bibbia", "On the road", di Jack Kerouac, che diffondeva la cultura del viaggio come manifesto di libertà, l’allora 21enne giornalista tedesca, Romy Schurhammer, partì col suo Bulli dalla Germania e, attraversando Jugoslavia, Iran, Afghanistan, India, Thailandia, Vietnam e Laos, arrivò fino in Giappone.

14MILA CHILOMETRI IN UN ANNO

Quasi 14mila chilometri percorsi, nell’arco di un anno, il 1959, a bordo del suo furgone Volkswagen di seconda mano (l’allestimento interno in legno fu costruito personalmente da lei), raccontati nel suo diario di viaggio: Guten Tag, Pazifik, Buon giorno Pacifico. Molti furono gli Hippy, evoluzione naturale dei beat, che negli anni ‘60, ripeterono l’esperienza di Romy a bordo di pulmini Volkswagen, dipinti in colori sgargianti e fiori, diffondendo per il mondo il loro messaggio d’amore: Peace and love.

L'EVOLUZIONE DELLA SPECIE
Il Bulli, nel frattempo aveva subito una serie di migliorie tecniche fra cui un nuovo motore da 34 CV. Su richiesta, inoltre, era possibile avere anche un propulsore più muscoloso, di 1.500 cc con 42 CV. In quei favolosi anni psichedelici, il Bulli, esportato con un gran successo negli USA, divenne anche il mezzo di trasporto preferito dai mitici surfisti californiani. Da allora a oggi il furgoncino VW è cresciuto e si è evoluto, il motore è persino migrato dallo sbalzo posteriore all’asse anteriore, trasformandosi in un veicolo, tecnologicamente all’avanguardia, estremamente efficace e pratico: ma questa è già un’altra storia.